Conclusioni
Ghost of Yōtei è meno “meraviglioso” di Ghost of Tsushima, ma più denso, più consapevole. Dove il predecessore puntava a incantare con la bellezza, questo nuovo capitolo cerca il peso specifico: un gameplay raffinato, un mondo più reattivo, un sistema di combattimento che premia la disciplina. La storia di Atsu, per quanto meno poetica, ha una forza viscerale che si sposa bene con il tono generale dell’opera. Indubbiamente un passo avanti, con tanta sostanza.
Non tutto è perfetto: le missioni secondarie faticano a mantenere alta la qualità narrativa, e alcune scelte meccaniche potrebbero scontentare chi cercava uno stealth puro o una narrazione meno lineare. Ma il bilancio complessivo è di quelli importanti. Questo è un gioco che non vuole semplicemente “portarti via 40 ore”: vuole che si avverta ogni colpo inferto, ogni lama parata, ogni respiro nella neve. Una maturazione tecnica e ludica. Meno spettacolare, più profondo. Imperdibile per chi cerca sfida e immersione.
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